Seminario web 2.0, secondo round!

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blogs.nesta.org.uk

Come già preannunciato, proseguiamo la discussione su quanto emerso durante il seminario del CNA di Bologna.

Oltre a quanto già detto, vorremmo focalizzarci su un’altra questione che riguarda quasi la maggioranza degli incontri di questo tipo.

Uno dei limiti principali riscontrati, da chi come noi si confronta con realtà medio-piccole, è che gli esempi portati alla ribalta sono sempre legati esclusivamente a grandi brand, a multinazionali che hanno fatto la storia del business mondiale e che, ancora oggi, riservano la parte più ingente dei loro investimenti pubblicitari, sui canali elitari.

E’ ovvio che Coca Cola piuttosto che Gucci (per citarne due) veicolino la loro immagine attraverso il mondo dello spettacolo ma è anche vero che, per ovvi motivi, non si possono mettere sullo stesso piano delle medie imprese, magari emergenti.

In ogni caso, è bene sottolineare che anche loro sono Onnipresenti sulla rete e le loro strategie sono, sempre e comunque, mixate on e off line.

Ma, a questo punto, è lecito chiedere: quanto può interessare?

Un’azienda che ha un budget limitato (ma molto limitato rispetto ai brand!), riesce a malapena a veicolare la sua immagine sul web, figuriamoci su media quali tv, radio o stampa!

E’ questo il punto focale su cui dovrebbero lavorare i relatori che decidono di “formare” una platea di comunicatori/creativi della nuova generazione.

Lavorare su idee vincenti a basso prezzo, stimolare il confronto con chi quotidianamente si trova davanti piccoli clienti, proporre soluzioni innovative di web marketing e via discorrendo, queste sono le chiavi che servono a noi per cercare di aprire quelle porte ancora blindate.

Non abbiamo bisogno di scenari che, grazie alla consueta rassegna stampa, possiamo tranquillamente analizzarci da soli!

Il 40% del tempo passato nella sala conferenze Bolognese è trascorso discorrendo sul nuovo sito della Barilla!

Chi sosteneva che l’idea del portale “Nel mulino che vorrei” è vincente e chi invece sparava a zero sostenendo che in realtà non è altro che una trovata per mentecatti!

Usciti dall’aula, anche il web 2.0 sembrava solo una realtà parallela ed evanescente.

Siamo un po’ rammaricati non tanto dal fatto che ci sia ancora molto scetticismo nei confronti delle nuove frontiere (è anche normale, da una parte vige una paura di qualcosa di sconosciuto e terribilmente sconfinato, dall’altra vi è la paura legata a tutto quello che potrebbe comportare una rivoluzione di questa portata, proprio per chi ha da sempre ha lavorato nel mondo della comunicazione tradizionale…) quanto dal fatto che, nella maggior parte degli incontri di questo tipo, non si riesce mai ad estrapolare la pratica.

Molte teorie, molti se ed altrettanti però che non aiutano nessuno.

Non è facile definire il concetto 2.0 né tantomeno riuscire a dare una descrizione comune ed univoca; il suo carattere intrinsecamente mutevole apre le porte per svariate interpretazioni.

Nonostante ciò, non si può non evidenziare l’evoluzione che sta compiendo, considerando sia la sua breve esistenza sia lo stato di arretratezza del nostro Paese.

Aziende e professionisti del settore stanno prendendo le misure, si stanno confrontando, stanno partendo e stanno crescendo giorno dopo giorno ma non si può pretendere che i risultati arrivino immediatamente.

Nessuno afferma che, con l’arrivo di Internet, spariranno tutte le altre forme comunicative, sarebbe impossibile e deleterio per tutti; è indubbio però che si stanno ridefinendo gli schemi e da qui a qualche anno, si confermerà una visione completamente diversa del rapporto con il cliente, on e off line.burro

E’ su questo ultimo punto che si sarebbero dovuti soffermare i relatori o addirittura avrebbero dovuto partire.

Aprire la conferenza ribadendo la potenza dei media tradizionali e, ancor peggio, cercando di parlare di aspetti prettamente legati alla pubblicità in senso stretto del termine, ha comportato una serie di limiti a livello di confronto e, a nostro parere, un diffuso malcontento della platea.

Siamo arrivati con la speranza di imparare qualcosa di nuovo e siamo usciti con una valanga di concetti confusi e arbitrari.

Chi sosteneva un discorso, chi dichiarava il contrario, chi presentava dati reali, chi diceva che non era possibile fare delle statistiche etc.

Un caos generale che, alla fine, ha portato tutti ad essere ancora più convinti di quanto sia necessario un aggiornamento costante delle proprie visioni.

Fondamentalmente è stato interessante e stimolante riscontrare  quanto la questione sia oggetto di tanto fermento sia fra gli imprenditori sia fra i comunicatori ma, lo sarebbe stato ancor più, se il seminario fosse stato improntato in maniera più funzionale, con esempi pratici legati al mondo della piccola impresa e con linee guida atte a far emergere quelle che sono le svariate opportunità del nostro settore.

Inoltre, data la posizione palesemente veicolata da Mancini, sarebbe stato straordinariamente interessante l’intervento di un’ulteriore figura professionale legata direttamente al mondo 2.0, in grado di far assistere il pubblico ad una sorta di dibattito “tradizione VS innovazione“.

Allora si che a quel punto potevano sorgere questioni degne di nota ed oggettivamente costruttive, sulle quali lavorare e riflettere una volta tornati in ufficio.

Lo Staff
CDCM Pro