E’ scoppiato il caso: Mc Donald’s chiede agli utenti di Twitter di raccontare la propria esperienza con i prodotti del brand e si vede ritorcere questa strategia di comunicazione come un boomerang. Risultato? Campagna ritirata, critiche senza risposta. Ecco com’è andata.
Il claim dice “I’m lovin it“, ma tra l’amore e quanto è accaduto su Twitter alla campagna di Mc Donald’s c’è un abisso. C’è chi dice che questa sia la “peggiore campagna promozionale” giocata sul social network fino ad oggi e, ad analizzare in modo anche non approfondito la campagna, il risultato è proprio quello.
In buona sostanza, al brand di fast food più famoso del mondo è capitata una social-sciagura: ha pagato Twitter (campagna sponsorizzata), mettendo in giro l’hashtag McDStories, con il quale si invitavano gli utenti a raccontare la Mc Donald’s experience.
Ecco il tweet che ha dato il via alla catena:
Doveva essere un bel racconto di quanto i clienti del brand in tutto il mondo si trovassero bene nei locali, di quanto fosse buono il cibo, di quanto gustosi fossero i panini.
Invece, come contraltare, gli utenti hanno cominciato a usare l‘hashtag come un boomerang: critiche, racconti leggendari sulla non freschezza degli ingredienti usati, battute per niente in linea con la strategia iniziale.
Mc Donald’s è corsa ai ripari e ha ritirato la campagna, rivisto la strategia da adottare sui social e tagliato qualche testa tra chi aveva avuto l’idea di esporsi senza calcolare la fluidità della comunicazione su Twitter e l’assenza totale di filtri, che avrebbero potuto arginare il danno.
Come usare al meglio i social media per lanciare brand, iniziative, strategie e concorsi? Nessuno ha una risposta adeguata, la chiave per sfondare. Solo un suggerimento: se sul nome del vostro brand circolano già strane voce, meglio non esporsi su Twitter oppure studiate una strategia degna di tale nome e se arrivano le critiche, non correte a nascondervi. Anticipatele!
Insomma, non fate come Mc Donald’s.