Se siete lettori assidui del nostro blog, o comunque appassionati del nuovo web, non sarà una novità sentir parlare di User Generated Content (d’ora in poi UGC).
E’ giusto però, per chi invece ha poca dimestichezza con la terminologia “tecnica”, chiarire di cosa si tratta.

Gli UGC sono i contenuti generati dagli utenti quindi, tutti quei pareri, opinioni, argomenti e discussioni prodotti dalle persone (principalmente navigatori on line).
Il termine Persone, nel contesto attuale della comunicazione e delle imprese, assume un significato determinante proprio perché, a differenza di circa trent’anni fa, non si può più parlare di consumatori o di risorse umane.
Il cliente assume un’importanza fondamentale nella logica imprenditoriale non solo a livello di acquirente ma, soprattutto, a livello di relazione continuativa.
Ciò a cui punta l’azienda (o dovrebbe puntare…) non è prettamente la vendita di un prodotto o servizio ma, innanzitutto, l’obiettivo fidelizzazione.
Tutto questo è il risultato di una serie di cambiamenti di carattere socio-economico i quali, dopo il boom degli anni ’60/’70, hanno delineato un differente modo di relazionarsi al brand.
Quelli che venivano etichettati come meri consumatori o polli da spennare si tramutano, nel giro di dieci anni, in clienti attenti ed esigenti ed il mercato, saturo a livello commerciale, comincia a dare i primi segni di cedimento.

Ecco che comincia a cambiare anche il concetto di comunicazione e se prima il messaggio pubblicitario si limitava a descrivere semplicemente il prodotto, oggi quasi si evita di parlare di esso per lasciare spazio ad un coinvolgimento emotivo rispetto al brand.
L’avvento di Internet, poi, segna un altro passaggio fondamentale e apre le porte ad un contesto nel quale tutti possono partecipare alla costruzione di una realtà condivisibile.
Sul web il modo di comunicare assume ancora un’altra sfaccettatura, piegandosi alla logica della trasparenza assoluta.
Gli utenti parlano, si scambiano informazioni ed opinioni, scrivono recensioni rispetto a svariati argomenti e giudicano.
Perché ho sottolineato il termine giudicano?
Perché il giudizio, assieme alla reputazione (che arriva di conseguenza), su Internet sono elementi di primaria importanza.

Quanti di voi, prima di fare delle operazioni commerciali, consultano i vari forum, blog e social network?
In questo modo diventiamo tutti compartecipi della logica imprenditoriale, assumendo, come utenti e potenziali clienti, un’importanza che fino a qualche anno fa era inconcepibile.
A questo punto, ritengo interessante coinvolgervi nella lettura di alcuni dati rilasciati da Mediadge:cia.
Grazie ad una ricerca, dedicata agli UGC e somministrata ad un campione di 11.000 persone tra i 16 e i 35 anni, in 22 paesi del mondo, è emerso che:
- Il 50% degli intervistati afferma che la loro opinione su un brand migliorerebbe se fossero chiamati a partecipare attivamente ad esprimere opinioni o generare contenuti su di lui (in Italia sale al 67%).
- I contenuti sono generati, in Italia, per il 50% da uomini e 50% da donne (egualianza perfetta!)
- Se il 7% degli italiani sono già stati chiamati a produrre contenuti su un brand, ben il 47% dichiara di essere disponibile a farlo in futuro.
- L’80% dei co-creatori sono iscritti ad almeno un social network. Incredibile come siano le stesse iniziative a scatenare passaparola, dato che il 70% degli italiani afferma che se coinvolto in una campagna CCP lo direbbe anche ai suoi amici.
Interessante direi, considerando che l’Italia solitamente arriva sempre un po’ in ritardo sulle innovazioni.

Interessante soprattutto dal punto di vista del marketing.
Per le aziende è importante riuscire ad anticipare i tempi e avere l’occhio lungo sulle varie prospettive di mercato.
Conoscere le idee e il modo di ragionare delle persone significa sintonizzarsi con le loro aspettative e quindi, riuscire a stupirle 😉
I risultati di queste ricerche ed il continuo aggiornamento è indispensabile anche, e soprattutto, alle piccole aziende che, troppo spesso, tendono a sottovalutare gli aspetti “meno pratici”.
Cit.“Lo scopo non è vendere, ma creare una predisposizione verso un nuovo modo di fare comunicazione e sollecitare il passaparola e le raccomandazioni personali. Diventa in questo modo un opportunità di dialogo per raccogliere quelle che sono i reali sentimenti dei consumatori verso il brand, dove non possiamo aspettarci solo conversazioni positive, ma abbiamo l’opportunità di trasformare i detrattori in advocacy grazie ai loro consigli per migliorare i nostri prodotti o servizi.”
Ricordiamoci che senza comunicazione, senza condivisione e senza brand awareness, anche l’impresa più forte non avrebbe senso di esistere…
Marusca Cesare
Press & Marketing
CDCM Pro