Cosa succede quando un testimonial scelto da un brand non è gradito ai clienti?
Scopriamolo in questo articolo.
Che il fenomeno dei fashion blogs l’avesse portato lei, Chiara Ferragni di Theblondesalad.com, siamo tutti d’accordo: è stata la prima a porsi in un certo modo sulle pagine del suo sito, a inventare un certo modo di fare blogging e, complice un’abile idea di marketing alla base, una buona dose di savoir faire e ottime fondamenta economiche, questa ragazza è riuscita ad arrivare là dove per anni in molte avevano tentato. Conosciuta e ammirata dalla più grandi griffes di moda del mondo, invitata agli eventi più importanti, perennemente in prima fila alle sfilate, davanti anche alle giornaliste di moda più quotate, la Ferragni è riuscita a imporsi anche come stilista, grazie alle collaborazioni con grandi brand italiani e stranieri.
Insomma, un fenomeno da ammirare, eppure in moltissimi giudicano controverso il suo comportamento e le critiche piovono a fiumi, direttamente proporzionali al grado di esposizione cui si sottopone con i suoi shooting e i suoi post.
Il caso del giorno riguarda la recentissima collaborazione con il brand Yamamay, che l’ha voluta come testimonial di contest e attività promozionali web e che ora firma una collezione della fashion blogger.
Cosa succede quando un testimonial non risulta gradito agli stessi clienti affezionati del brand? Piovono le critiche, come è successo al lancio della capsule collection sul blog ufficiale del noto marchio di intimo ( un post che adesso non esiste più!).
Per non parlare della pagina Facebook del brand, che ha lanciato la collezione nei giorni scorsi e che si è ritrovata subissata di critiche, anche pesanti, rispetto alla scelta della testimonial, subito tradotte in ipoteteche defezioni da parte delle affezionate clienti.
Ma può bastare un testimonial sbagliato per perdere una buona fetta di clienti fidelizzate? Non sappiamo in cosa si tradurrà la polemica e se effettivamente avrà un riflesso nelle vendite. Il puntare tutto su un personaggio amato e odiato al contempo, che ha un preciso target (under 16) e che non è molto apprezzato, fa sì che probabilmente questa scelta di marketing non sia propriamente azzeccata.
L’obiettivo del brand probabilmente era quello di accaparrarsi in modo veloce le lettrici (tantissime) della Ferragni: sono riusciti, al momento, solo a rispondere alle polemiche che, con effetto boomerang, gli sono piombate addosso.