Molti brand a partire dagli anni 2000 si sono interessati a cause sociali globali, come ad esempio la fame nel mondo o lo sfruttamento del lavoro minorile. Il tutto ovviamente non va ridotto alla mera questione del “vil denaro” ma, di certo, la loro brand awareness gode di riscontri decisamente positivi.
Le aziende di maggior successo a livello globale, non sono nuove a questo tipo di atteggiamento: esse credono di poter dare un importante contributo alla società, non solo attraverso i programmi di responsabilità sociale dell’azienda, ma anche facendo un passo in più per creare valore sia per i loro azionisti sia per le comunità in cui operano.
Questo approccio, sviluppato inizialmente da Michael Porter – Professore all’Università di Harvard – e da Mark Kramer, prende il nome di Creazione di Valore Condiviso o SVI (shared value initiative).
Entrambi sostengono che le aziende, in special modo le grandi multinazionali, debbano reinventarsi in modo tale da concentrarsi di più, avendo i mezzi per farlo, alle esigenze sociali.
Nestlè ad esempio, lavora da sei anni in questo ambito, in modo ufficiale e trasparente, attuando un piano in collaborazione con i governi e con le organizzazioni non-governative, per fornire ai bambini in età pre-scolare di 60 Paesi un’educazione alimentare e l’opportunità di fare attività fisica attraverso i loro Healthy Kids Global programmes.
Tra i brand che spiccano nel mondo, sotto questo aspetto, non possiamo non citare Coca-Cola. Oltre ad aver “brandizzato” da ormai quasi vent’anni il Natale, con i suoi spot televisivi storici, Coca-Cola si è spinta di recente nell’ambito della condivisione, dell’amicizia e dell’amore.
L’ultima “trovata” in ambito di SVI, è stata quella realizzata in Sud America. “Share a Coke”, la campagna attiva dal 2011 che brandizzava le lattine di Coca-Cola con i nomi comuni di persona, attiva in 80 paesi, ha fatto un passo in avanti in ambito di valori e attività sociali: l’agenzia pubblicitaria messicana (Anonimo) che ha lavorato con Coca-Cola per questa iniziativa, si è resa conto che la loro campagna aveva lasciato da parte coloro che non potevano vedere il loro nome sulle lattine. Per questo motivo si sono prefissati di creare un’edizione speciale realizzata in esclusiva per le persone non vedenti, con i nomi scritti in braille.
La risposta a questa iniziativa è stata ovviamente molto positiva, così la Coca-Cola ha deciso di ampliare l’esperienza portandola in tutto il paese attraverso Fundación Cinépolis (una catena messicana di sale cinematografiche) per consentire a più persone con parenti o amici ciechi di personalizzare le loro lattine. E’ stata creata così una stazione per la personalizzazione delle lattine in braille dove le persone possono ‘Condividere una Coca-Cola‘ con amici e parenti non vedenti.
Un’iniziativa davvero di grande valore e impatto, che sicuramente è costata grandi investimenti da parte di Coca-Cola, ma che crea una brand awareness e una simpatia e affetto per quel marchio, che sono davvero impagabili.
ENGLISH PLEASE
Many brands starting from 2000s, are interested in global social causes, such as the world hunger or exploitation of child labour. This is not only for economic interests but their brand awareness has very positive feedback. Nestle, for example, has been working for six years in this area.
Coca-Cola has gone recently in the context of sharing, friendship and love. In Mexico, ad agency Anónimo realized the hugely popular “Share a Coke” names-on-cans campaign couldn’t be enjoyed by the blind. So, the agency worked with the soda company to make braille versions.