Mashape: non tutti i giovani italiani sono bamboccioni

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Tre ragazzi italiani emigrano in U.S.A. e trovano un terreno fertile per la propria idea: no, non è fantascienza ma è quello che è successo ad Augusto Marietti (22 anni), Marco Palladino (21 anni) e Michele Zonca (28 anni) ed alla loro creatura, Mashape, che ha suscitato l’interesse dell’autorevole TechCrunch.

Ma cos’è Mashape? Mashape è un sistema per creare velocemente e in maniera semplice applicazioni facendo un mash-up delle applicazioni esistenti.

Leggi l’intervista ad Augusto Marietti, uno dei tre Mashapers, dopo il salto!

1 –  Da quante persone è formato il vostro team di lavoro? Presentatevi

Augusto Marietti, 22, che si occupa di tutta la parte di business, vision del prodotto, UX (user experience), e anche un po di html e css. (laureato in economia, Cattolica di Milano)

Marco Palladino, 21, developer da quando ha 13 anni e lavora su tutto il backend

Michele Zonca, 28, developer backend e frontend (Laureato in CS in Bicocca Milano)

2 –  Quando nasce Mashape? E che esigenza vi ha spinto a crearla?

Ad oggi su più di 300 milioni di americani solo 500.000 ha conoscenze tecniche e di programmazione. In tutto il Mondo, meno del 1% della popolazione mondiale può creare applicazioni web. Noi vorremmo dare la possibilita’ di creare apps a tutti quanti, anche mia mamma. L’esigenza è stata semplice. Io non sono un hardcore developer, ma ho comunque idee e voglio svilupparle. Non posso però perche non so programmare.

Da qui l’esigenza mia personale, di darmi la possibilità tramite uno strumento adatto di poter creare anche io la mia killer app senza dover rincorrere sviluppatori in giro per il mondo. Non credo che nel 2030 la maggior parte delle apps sia ancora fatta con righe di codice, ma quanto piuttosto con componenti pre esistenti di varia forma e natura che chiunque potrà assemblare per creare l’app dei suoi sogni.

Questo potere di creare, oggi e’ limitato ad una parte troppo piccola della popolazione, credo che se l’umanità avesse in mano uno strumento come Mashape, le opportunità e la creatività di decine di milioni di persone possa essere sfruttata come mai prima d’ora, aprendo all’istante una nuova dimensione per mondo piu divertente efficiente, veloce ed economico.

3- Quale applicazione creata dagli utenti vi ha sorpreso? Quali applicazioni vanno per la maggiore?

Ultimamente sta andando molto forte l’applicazione fatta per i mondiali di calcio (vai a questo link per provarla). Praticamente integra twitter, con gmaps e geolocalizza i tweets delle persone che stanno parlando di due squadre concorrenti. Ha fatto 1000 users già il primo giorno dalla creazione!

4 –  “Life isn’t about finding yourself, life is about creating yourself” (il motto di Mashape): voi l’avete messo in pratica trasferendovi negli States. Una scelta voluta o una necessità?

Entrambi; è stato sia voluto perché ci piace la California, e in parte una necessità perché se vuoi cambiare il mondo e hai solo vent’anni, lì trovi qualcuno che per lo meno ti ascolta.

5- Quali opportunità offrono gli Stati Uniti per un Under30 rispetto all’Italia? La risposta è amaramente scontata, ma raccontateci la vostra esperienza.

Se non hai coraggio, pazzia, non serve a niente andare in USA, anzi, quasi vieni emarginato. Ma se credi fortemente in quello che stai facendo, e non molli mai, allora qualcuno ti noterà e investirà sul tuo talento; che sia determinazione folle o perfetta execution nel creare prodotti, entrambi sono talenti. L’America è un paese duro da affrontare, c’è moltissima concorrenza. Se vuoi emergere, devi essere remarkable in ogni azione che fai, altrimenti si rischia di perdere tempo e soldi.

6- Quali sono, a vostro avviso, le prossime frontiere di quello che in Italia continuiamo a chiamare ostinatamente e in maniera obsoleta, web 2.0?

6-  La geolocalizzazione/realtime e i servizi che vi ruotano intorno stanno assumendo un certo spessore.  Si avranno coupons e ads in base a dove ci si trova ed ai bisogni di quel momento. Nell’e-commerce si sta avendo finalmente un po’ di innovation dai tempi di Ebay, grazie ai flash sales, social ecommerce e la nascita di club privati per la vendita di marche scontate. Anche il brand placement interattivo, con l’introduzione dell iPad avrà un boom. Sto guardando una foto di una ragazza con una bella gonna, clicco sulla gonna e la compro direttamente su Amazon.  Infine i micro-payments, (quei pagamenti al di sotto di 1 dollaro) sia per comprare notizie, per fare beneficenza o per comprare un pupazzetto virtuale su facebook da regalare ad un amico.

7- In Italia Internet è ancora vista come, passami il termine provocatorio, un’elongatio penis: generalizzando, chi si professa guru di Internet oltre ad arrivare spesso giorni dopo a pubblicare notizie che hanno già fatto il giro del web, assume un atteggiamento snob che non sembra contagiare i colleghi esteri. Solita esterofilia o c’è del vero?

Ormai le notizie girano veloci, in Italia arrivano un po’ dopo, ma con ritardo accettabile. Quello che mi spaventa è la cultura sbagliata e diffusa. Per fare solo un esempio, non si può avere un paese competitivo, quando i ragazzi a 26 anni stanno ancora studiando mentre il coetaneo francese a 23 già lavora (all’estero la triennale è una laurea, la specialistica non esiste, si chiama master ma lo fanno in pochissimi e solo dopo un paio di anni passati a sporcarsi le mani), quello americano a 22. Le aziende del paese ci hanno messo la loro, assumendo solo chi ha una specialistica.

Risultato? Si trovano 26 enni pieni di teoria inutile che non serve, ed ecco che devono ricominciare da capo. Per lavorare bene devi avere: leadership, creatività, calma ma con velocità d’esecuzione e vision. Queste cose non si studiano sui libri.  Non credo che abbiamo un problema con la tecnologia, abbiamo un problema intrinseco negli ingranaggi del paese, che a cascata porta un ritardo su tutti i pilastri di una nazione, compreso quello dell’innovazione.

L’unica differenza tra un musicista e un imprenditore sono gli strumenti ma se vuoi fare un capolavoro ci vuole del talento in entrambi.

Sinceramente non vedo futuro per l’Italia come paese, ma lo vedo negli italiani come persone.

Scopri Mashape a questo link>>


5 COMMENTI

  1. Bellissima questa intervista e verissime le parole dette da Augusto. Anche io sto lavorando ad una start up web in italia e le difficoltà sono molte, in italia questi tipi di investimenti non sono considerati, invece di incoraggiarti ti tagliano le speranze. Continuate così ragazzi!

    Nicoletta

  2. Bella intervista. Proprio ieri avevo scritto un post sulla necessità di dare spazio, credibilità e fiducia ai giovani nelle aziende italiane. Sapendo che da noi, nel lavoro, sei “giovane”, poco più di un potenziale stagista, fino a 40 anni. Bravi ragazzi, avete un mondo e un business da portare avanti. Lasciate che altri parlino di bamboccioni, perdendo solo tempo. In bocca al lupo!

  3. Grazie Nicoletta, grazie Riccardo per i vostri commenti.
    I ragazzi di Mashape si meritano tutto il sostegno che si stanno guadagnando: ho potuto osservare telematicamente il loro lavoro e sono veramente bravi.
    Mi aggiungo al coro di in bocca al lupo
    Chiara aka Freakologie

  4. Questo per dire che i “bamboccioni” li ha creati la generazione di vecchi ormai attaccati al “cadreghino” (ndr poltrona); loro hanno cercato investimenti in Italia, bussando a molte porte, e la risposta più frequente è stata: scusate, ma siete troppo giovani. Pensando in modo timoroso e obsoleto, si sono fatti scappare l’innovazione. E non tornerà. Continuo rivolgendomi a quelli che non ci hanno creduto; bene, quest’avventura, ha assunto sempre più i contorni di una bellissima favola. La favola di come il nostro paese tagli le gambe alla vivacità intellettuale di noi giovani; di come non potremo mai realizzare progetti innovativi perché sommersi da gerarchie e burocrazie impossibili da evitare. Di come voi, vecchi nel modo di pensare, vi siate rilassati tra gli agi di posti che più non vi spettano. Lasciate pure il passo, l’iniziativa economica italiana non ha bisogno di voi

  5. Ciao Georgevitch, come non condividere le tue opinioni ed i tuoi pensieri?

    Dal nostro punto di vista non c’è una virgola di troppo in ciò che hai detto, infatti qualche anno fa, sposando la filosofia del “nuovo” ed dell’osare, abbiamo aperto la nostra agenzia contro ogni tendenza (crisi, settore pubblicitario inchiodato a leve tradizionalistiche, etc), con una mentalità che da molti nostri “colleghi” era assolutamente fuori mercato, non condivisibile, rivoluzionaria (nel senso brutto del termine).

    Bene, mentre molti di loro oggi stanno “al palo”, noi vediamo che i nostri sforzi quotidiani nel portare avanti un certo tipo di idee sta prendendo spazio nel mercato, che le aziende cominciano a richiedere e necessitare questi nuovi tipi di servizi (social media marketing, unconventional, etc) e siamo molto contenti di essere stati un po’ “pionieri” di quest’evoluzione. Purtroppo in Italia, come in altri paesi, la meritocrazia, la freschezza delle idee e l’essere giovani, non sono aspetti che vengono considerati granchè, sopratutto se si comincia a parlare di finanziamenti.

    Dal canto nostro non demordiamo, portiamo avanti i nostri discorsi e cerchiamo ogni gionro, nel nostro piccolo, di cambiare qualcosa in questo sistema che proprio non funziona più.

    Con questo non biasimo assolutamente i ragazzi di Mashape, per i quali nutro una forte stima e rispetto e capisco in toto le ragioni per cui hanno deciso di rivolgersi all’estero, come d’altronde hanno fatto alcuni amici ricercatori. Noi, avendo un minimo di forze proprie, abbiamo scommesso e puntato “del nostro” nel nostro progetto, ed i numeri fin’ora ci hanno dato ragione.

    Auguro a tutti noi che ques’Italia possa un giorno guardare veramente avanti come dovrebbe, invece di sedersi ad aspettare.

    Daniele.