Facebook ci sta alle calcagna: insegue grandi e piccoli, esperti e non esperti, scettici e fiduciosi nei confronti del mezzo, e non deve stupire che, negli ultimi tempi, si applichino strumenti di ricerca sociologica al social network di Zuckerberg.
Gli scettici non ne comprenderanno la validità; i fiduciosi sono quelli da cui la ricerca ha preso piede.
Facebook raccoglie storie e pensieri, piccolo pezzettino di vita di quanti lo usano giornalmente. E non c’è che dire: molti tengono a raccontare ogni minimo evento, ogni situazione, perchè esserci, su Facebook, è sintomo di socialità, sia dentro, ma soprattutto fuori lo schermo del computer. Ed è proprio da questa riflessione che ha preso piede la curiosa ricerca dedicata allo studio dei comportamenti sul social, e in particolare all’atteggiamento secondo il quale frequentando gli amici anche per mezzo di status, tag, commenti e chat, aumenterebbe l’autostima.
Con una nota maschilista: sarebbero le donne, infatti, a risentire maggiormente di questo atteggiamento, studiato nei laboratori dell’università di Buffalo da coraggiosi e intraprendenti ricercatori.
311 studenti si sono prestati all’esperimento, non modificando nulla nel loro comportamento giornaliero davanti al pc: stessa quantità di commenti, di tag, di foto uploadate, di chiacchierate in chat, e via dicendo. Quale sorpresa da parte dei ricercatori nel constatare che le donne vivono Facebook come una vetrina, per esporsi ed esporre il proprio corpo, in modo tale da ricevere commenti e like a più non posso dagli utenti!
Secondo lo studio, in conclusione, mostrarsi (o mostrare il proprio corpo) e ricevere quell’apprezzamento che su Facebook è ormai diventato degno sostituto della parola – e dunque del commento – garantirebbe vita lunga alla fiducia in sè stesse, deformando anche la realtà, quella vera. Perché non sempre la “vita di Facebook” corrisponde alla vita reale e non sempre una foto rappresenta ciò per cui sta.
Il problema, nonostante la veridicità di quello che immaginiamo come attenta e approfondita analisi, è che un simile discorso può essere applicato a uomini e donne indistintamente. Anche lo status ci permette di esprimere noi stessi (a volte molto lontanamente da quello che in realtà siamo) e la caccia al “like” è sempre dietro l’angolo. Perché siamo tutti un po’ vanitosi e l’unico modo di misurare la nostra celebrità è contare le interazioni sotto il nostro status.