Come si combatte il cyberbullismo? La Francia dice no e chiude i profili incriminati

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Come proteggere i ragazzi dal problema del cyberbullismo? Se una volta bisognava stare attenti ai bulli a scuola o in determinati luoghi fisici, adesso, con i social network, il pericolo corre anche sul web. Ci sono dei modi per eliminare il problema o, almeno, per ridimensionarlo?  In Francia, il ministro dell’istruzione ha adottato la soluzione più drastica: e in Italia, cosa si fa?


Il dibattito sul cyberbullismo è aperto da anni, eppure le soluzioni per sdradicare il problema sono ancora lontane. Esiste un modo per proteggere bambini e ragazzi dai pericoli del web?

L’impellenza è quella di evitare che i bambini vengano a contatto con adulti e pedofili in rete e che quindi non siano vittime di adescamento, ma anche il bullismo in versione virtuale è un danno non da poco per l’autostima del ragazzo e la sua vita sociale. Se prima infatti si poteva “perseguitare” qualcuno solo fisicamente, adesso è facilissimo raggiungere le proprie vittime, e screditarle, semplicemente sfruttando Facebook, più diffuso tra i giovanissimi, che ne fanno un uso massiccio.

Per estirpare il problema alla radice, in Francia, il Ministro dell’Istruzione Luc Chatel, in collaborazione  con il team di Facebook, ha deciso di monitorare in modo più sistematico gli account che costituiscono una minaccia e segnalarli a chi di dovere in caso di abuso, con chiusura del profilo nei casi più impellenti. E i casi più gravi? La Francia corre ai ripari e assicura ai parenti delle vittime  l’opportunità di denunciare il misfatto tramite l’ufficio dedicato ai cybercrimini.

Sarà sufficiente sul piano pratico questa presa di posizione, e l’Italia, come si muoverà per fare in modo che casi di bullismo sul web tramite social network rimangano dei casi isolati e rari?